giovedì 17 novembre 2011

Separazione: il giudice ordina di scambiarsi la password di Facebook

Per chiudere la crisi matrimoniale nata online, la coppia dovrà pure rivelare gli indirizzi di siti di appuntamenti
MILANO - Di solito, quando due divorziano dividono la custodia dei figli e i beni materiali di varia natura. Ma un giudice della New London Supreme Court del Connecticut è andato oltre, ordinando ad una coppia in via di separazione di scambiarsi i dati di accesso a Facebook e MySpace, come pure di rivelare tutti i siti di appuntamenti online ai quali erano iscritti (la donna risultava già registrata su EHarmony.com), così che i rispettivi avvocati potessero cercare prove incriminanti per entrambi. E per non correre il rischio che Stephen e Courtney Gallion facessero i furbi, il giudice Kenneth Shluger ha intimato loro di non cambiare la password d’ingresso o distruggere prove compromettenti né, tantomeno, di chiedere a qualcun altro di farlo al loro posto: cosa che invece, a detta del legale del marito, la moglie stava facendo subito dopo che in udienza lui le aveva chiesto di fornire i suoi dati di accesso ai siti. IL CONSIGLIO - Da qui l’ingiunzione presentata alla corte ed accettata. «Consiglio alle parti di scambiarsi le password di accesso a Facebook e ad altri siti di appuntamenti, ma nessuno di loro potrà accedere ai siti e lasciare messaggi spacciandosi per l’altro», si legge nell’ordine del giudice Shluger che però, malgrado quest’ultima aggiunta, come non manca di sottolineare Forbes, viola comunque le regole di Facebook che impediscono di dare le proprie password ad altre persone. Ovviamente, prima di procedere con una simile richiesta l’avvocato Gary Traystman si era preventivamente accertato che anche il signor Gallion non avesse qualche scheletro "nell’armadio online". PROVE IN POSTA - Stando al racconto del legale, Stephen Gallion aveva avviato le pratiche della separazione, chiedendo la custodia completa dei figlia, dopo aver scoperto nel pc che divideva con la moglie alcune mail in cui Courtney raccontava della sua incapacità di prendersi cura dei figli e di come non si sentisse bene ad essere madre. Mister Gallion si era così convinto che nell'account Facebook della signora ci fossero prove ben più compromettenti. «È davvero doloroso per molti coniugi scoprire cosa faccia il partner», ha spiegato Traystman, mentre un articolo su Mobiledia cita il report dell’American Academy of Matrimonial Lawyers dello scorso marzo, che aveva evidenziato un’ingerenza dell’80% dei social network nelle cause di divorzio. Ma come ricorda il londinese Daily Mail, non è la prima volta che una corte americana chiama in causa Facebook in una disputa legale. TRADITI DA FACEBOOK - Lo scorso anno un giudice della Pennsylvania ordinò ad un uomo che sosteneva di soffrire di un disturbo fisico per il quale chiedeva l’invalidità di fornirgli le password del social network così che potesse vedere le foto dell’impostore durante una battuta di pesca, mentre lo scorso mese un altro giudice, sempre della Pennsylvania, è diventato amico su Facebook di una delle parti così da poter controllare i messaggi che postava durante una causa per lesioni personali.

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